Ipnosi e pregiudizi

La parola ipnosi deriva dal greco antico che sta per “sonno”, “hypnos”, e questo costituisce un errore dal punto di vista semantico, perché lo stato d’ipnosi non equivale al dormire. Sfortunatamente all’inizio, quando i primi uomini di scienza tentarono lo studio di questo fenomeno, lo stato di trance fu erroneamente scambiato per sonno lucido, cioè per stato sonnambulico. Questo ha ingenerato nelle generazioni di ipnotisti che si sono succeduti da allora, sia nell’ambito medico sia nell’ambito dello spettacolo, così come della pubblica opinione al riguardo, alcune credenze e convinzioni molto radicate, come quella secondo la quale l’ipnosi sarebbe una specie di sonno, di torpore, in cui il soggetto cade insieme alla sua coscienza, e del quale l’ipnotista potrebbe approfittare per suggerire idee poco lecite o comunque estranee alla mente del soggetto stesso. Il concetto diffuso ancora oggi in molti ambienti secondo il quale l’ipnotizzato perde il controllo di sé in ipnosi, origina proprio dall’etimologia del termine “ipnosi”, appunto.

Come fenomeno di spettacolo, l’ipnosi catturò l’immaginazione del pubblico e si diffuse soprattutto il modello del soggetto ipnotico come colui che si meravigliava, al “risveglio” di ciò che era avvenuto, pochi istanti prima, in trance. Inoltre, siccome lo scopo era quello di intrattenere il pubblico in sala, spesso i soggetti venivano messi in ridicolo e l’ipnosi era messa in relazione sempre più alla perdita di controllo, con l’accento sulla parte pericolosa o per lo meno insicura della faccenda.

I pregiudizi sull’ipnosi non finiscono qui. Alcuni credono per esempio che si tratta di uno stato mentale in cui il soggetto ipnotico pende dalle labbra dell’ipnotista ed è perciò pronto a fare tutto quello che gli viene comandato, così come appare in alcuni film e romanzi (si veda, per esempio, “La maledizione dello scorpione di giada” di W. Allen). Quanto detto va anche messo in relazione alle cosiddette “rapine in ipnosi” di cui si è parlato qualche anno fa. Mentre il discorso risulta ancora controverso, la nostra opinione è che ci siano alcune probabilità che si tratti di ipnosi, la cui induzione è diretta e aggressiva oppure più semplice ipotizzare il fenomeno della confusione, in cui una persona può incorrere in uno stato in cui risulti spiazzato, frastornato, incapace di giudizio critico… in una parola: in trance.

L’errore di fondo è che qui non è messa in dubbio la non pericolosità dell’ipnosi in quanto metodo, perché sarebbe più o meno come se un rapinatore avesse cominciato a fare uso di uno spray di un certo tipo di sonnifero per indurre un sono immediato nelle persone al fine di derubarle. Significherebbe forse che è pericoloso che i medici prescrivano quel tipo di sonnifero, o piuttosto che questa sostanza, usato nelle rapine, sia particolarmente efficace e perciò da preferire se prescritta in ambito clinico da un professionista competente?